Modello 231: quando è idoneo?

Quando un modello può definirsi idoneo e quali criteri adotta il giudicante ai fini della valutazione di idoneità del modello in giudizio?

Nella sezione Focus 231 di Norme&Tributi Plus Diritto, 26 Gennaio 2022, de Il Sole 24 Ore, in qualità di partners un approfondimento sul tema.

Con il D.Lgs. n. 231/2001 il legislatore persegue il fine di prevenire il rischio di commissione di reati nelle realtà aziendali mediante l’adozione di un Modello di Gestione Organizzazione e Controllo (MOG) che possa considerarsi idoneo.La chiara vocazione di prevenzione, dunque, è strettamente legata al concetto di idoneità del MOG. L’ art. 6 del D.Lgs. n. 231/2001 fornisce alcuni parametri di riferimento che valgono all’Ente, una volta rispettati, a provare in giudizio l’assenza di responsabilità per colpa di organizzazione, ma omette di rappresentare elementi certi circa l’idoneità preventiva.

Il saggio analizza ogni elemento rilevante indicato dal legislatore nella consapevolezza che le uniche certezze correlate alla pretesa idoneità sono rappresentate dal fatto che il Modello non possa essere inteso come “un rituale di portata meramente burocratica” [1] e che lo stesso non possa consistere in un “manufatto preconfezionato, ma deve rappresentare una confezione sartoriale, adattandosi alle singole specificità dei contesti“. Il giudizio di valore sul rispetto delle indicazioni normative spetta unicamente al Giudice penale che, anche avvalendosi dell’ausilio di consulenti tecnici forniti delle necessarie professionalità, accerta se l’analisi dei rischi sia stata integrale, se le procedure tracciate abbiano spiegato la loro utilità sul piano preventivo, se il sistema sia caratterizzato da meccanismi correttivi, se il controllo sia stato affidato ad un organismo di controllo munito anche di poteri disciplinari efficaci
Una sorta di delega in bianco, priva di chiari riferimenti normativi e con poche favorevoli pronunce giurisprudenziali

Green pass nel settore privato responsabilità 231

Green pass nel settore privato: quali responsabilità per l’impresa ai sensi del D.lgs. 231/01 e quali per il datore di lavoro?

La responsabilità penale del datore di lavoro, persona fisica, si potrebbe affiancare quella “etichettata” come amministrativa (di fatto, penale) dell’ente/azienda, per i reati commessi al suo interno, anche allorché il reo non venga esattamente identificato?

Si, proprio ad evidenziare la natura distinta della responsabilità della persona giuridica.

In base a quali principi?

L’elaborato analizza la normativa emergenziale in rapporto ai dettami del TU Sicurezza e del decreto 231 evidenziando, appunto, quali siano i presupposti che dovrebbero ricorrere  affinché l’impresa possa essere riconosciuta responsabile e la necessità di una compliance integrata.

Trasmissione 81ESIMO minuto Nazionale Sicurezza sul lavoro

Un video che riporta una puntata della trasmissione ideata dall’Organizzazione Nazionale Italiana Sicurezza sul lavoro alla quale ho partecipato:3 lusingata per aver partecipato a divulgare la cultura della sicurezza con un’idea coinvolgente e positiva.

Perchè Nazionale italiana Sicurezza sul Lavoro? lo dice il motto dell’Organizzazione LA SICUREZZA SI FA IN SQUADRA 

Una breve presentazione tratta dal sito dedicato al quale si rimanda

Cosa può fare l’amicizia?
Nel 2018 un gruppo di amici si incontra per trasformare il proprio lavoro in una vera passione.
La Sicurezza sul Lavoro non doveva essere un argomento per pochi, ma doveva essere UN BENE PER TUTTI».
Come fare?
Lo sport unisce, i valori dello sport comunicano esattamente quello che è la Sicurezza sul Lavoro negli ambienti dove si opera.
Allora questo gruppo di amici decide che tutti avrebbero potuto TIFARE per la Sicurezza sul Lavoro se fosse diventata una SQUADRA!

Da qui nasce la Nazionale Sicurezza Sul Lavoro 

una squadra di calcio che attraverso lo sport sostiene iniziative riconducibili ai temi della sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita, dell’igiene, della salute, della sostenibilità ambientale, del sostegno a persone o enti ovvero associazioni che si dedicano con impegno alla tematica.

La squadra dei Safetyplayers aderisce al Comitato Nazionale Italiano Fair Play del CONI che s’impegna a promuovere e divulgare il concetto di “rispetto e lealtà come valori della vita”. 

Trasmissione 81ESIMO Nazionale Sicurezza sul lavoro

UN video che riporta una puntata della trasmissione ideata dall’Organizzazione Nazionale Italiana Sicurezza sul lavoro alla quale ho partecipato:3 lusingata per aver partecipato a divulgare la cultura della sicurezza con un’idea coinvolgente e positiva.

Perchè Nazionale italiana Sicurezza sul Lavoro? lo dice il motto dell’Organizzazione LA SICUREZZA SI FA IN SQUADRA 

Una breve presentazione tratta dal sito dedicato al quale si rimanda

Cosa può fare l’amicizia?
Nel 2018 un gruppo di amici si incontra per trasformare il proprio lavoro in una vera passione.
La Sicurezza sul Lavoro non doveva essere un argomento per pochi, ma doveva essere UN BENE PER TUTTI».
Come fare?
Lo sport unisce, i valori dello sport comunicano esattamente quello che è la Sicurezza sul Lavoro negli ambienti dove si opera.
Allora questo gruppo di amici decide che tutti avrebbero potuto TIFARE per la Sicurezza sul Lavoro se fosse diventata una SQUADRA!

Da qui nasce la Nazionale Sicurezza Sul Lavoro 

una squadra di calcio che attraverso lo sport sostiene iniziative riconducibili ai temi della sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita, dell’igiene, della salute, della sostenibilità ambientale, del sostegno a persone o enti ovvero associazioni che si dedicano con impegno alla tematica.

La squadra dei Safetyplayers aderisce al Comitato Nazionale Italiano Fair Play del CONI che s’impegna a promuovere e divulgare il concetto di “rispetto e lealtà come valori della vita”. 

Ripartiamo senza compromessi!

Ripartiamo, ma no a compromessi salute-lavoro

La ripartenza e la cultura della sicurezza tra gestione del rischio, diritto al lavoro e rispetto del diritto alla salute.

In questo contesto di ripartenza delle attività sociali ed economiche occorre garantire, attraverso procedure di contrasto alla diffusione del Covid, adeguate condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro. Nonostante l’emergenza sanitaria sia tuttora in corso, il rispetto delle norme anti contagio può consentire alle imprese di ripartire ma in sicurezza. La prosecuzione delle attività produttive può infatti avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone che lavorano adeguati livelli di protezione: in caso contrario è prevista la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.

La forte attenzione verso la pandemia non deve però distogliere l’attenzione dai tradizionali rischi lavorativi, riguardo ai quali risulta ancora più necessario, considerati i lunghi periodi di chiusura e interruzione di tante attività, richiamare l’importanza della prevenzione e continuare a promuovere la cultura della sicurezza sul lavoro.

Il lavoro come “vocazione naturale” dell’uomo: così lo rappresentava il filosofo Fourier. Fattore di realizzazione della persona, canale privilegiato di integrazione e di riconciliazione sociale, diritto fondamentale dell’individuo e insieme, secondo la Costituzione italiana, attività che concorre al progresso della società. La sicurezza sul lavoro rappresenta un valore comune non negoziabile e costituisce la base per uno sviluppo economico “sano”. I nostri padri costituenti, del resto hanno avuto la lungimiranza di inserire nella Carta Costituzionale il valore della salute, la tutela del lavoro e dei lavoratori sancita dagli artt. 4, 35, 36, ed ancorata sull’art.32 Cost., dando anche indicazioni precise nella comparazione tra l’interesse economico e la tutela della salute medesima, stabilendo – all’art. 41 Cost. – che l’iniziativa economica privata non possa svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza.

Il diritto al lavoro e il diritto alla salute sono i due lati di una stessa medaglia.

Se questi sono i principi a cui tendere, purtroppo gli incidenti e le morti sul posto di lavoro sono ancora molto diffusi. Eppure, proprio l’avvento del Covid-19 ha dimostrato che la salute è uno dei pilasti su cui si fonda l’economia.

L’articolo, senza alcuna pretesa di voler dare una risposta esaustiva o condivisa, cerca di rispondere a una domanda che è necessario porsi prima di ripartire: quale insegnamento trarre dalla Pandemia in questa fase di ripartenza? Il diffondersi della cultura della sicurezza sul lavoro dovrebbe indurre ad una gestione del rischio in via preventiva? In che modo? Serve un cambio di paradigma?

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