Giustizia in “rete”: bullismo e cyberbullismo
Progetto di Prevenzione
“IL GALATEO PER LA GENERAZIONE DEI NATIVI DIGITALI dal web 2.0. al 4.0”
PERCORSO FORMATIVO AD UN UTILIZZO CONSAPEVOLE DELLA TECNOLOGIA:
ASPETTI GIURIDI, PSICOLOGICI, PRVACY E DIRITTO ALL’OBLIO,
CYBER SECURITY IN RETE
PRESENTAZIONE
Le ferite portate dagli episodi di cyberbullismo nascono spesso non tra estranei ma lacera un contesto
amicale e relazionale in cui ci sono anche spettatori più o meno passivi e che occorre ricucire per potere
“redimere” il bullo ma anche per reintegrare la vittima. In questo senso gli strumenti della prevenzione,
i luoghi che maggiormente si prestano, ad avviso di chi scrive, per porre in essere attività ai fini di un
utilizzo consapevole degli strumenti digitali devono essere, a ragione, individuati nelle scuole e nella
famiglia attraverso programmi di studio che propongano l’approccio più corretto ai nativi digitali ad uno
strumento tanto innovativo quale la navigazione in rete e l’utilizzo in genere delle nuove tecnologie.
Tutto ciò seguendo il doppio binario rieducazione, prevenzione e repressione, delle condotte. Se,
indubbiamente, si rappresenta la necessità di dare una risposta a incertezze e bisogni di tutela della
società a fronte di condotte che è certamente doveroso reprimere, è altrettanto sicuro che la
predetta risposta richieda, soprattutto, un impegno particolare essendo gli interlocutori, bullo e
vittima, dei minori.
L’iter attraverso il quale si è giunti al testo definitivo della Legge n. 71 del 2017 conferma, del resto,
queste brevi considerazioni, basti pensare al rilievo fondamentale riconosciuto dal legislatore sia ai
progetti di formazione in materia, specie in ambito scolastico e familiare nonché tra gli studenti, che
agli strumenti di prevenzione del fenomeno, miranti sia ad intervenire nella fase antecedente le
commissione di condotte penalmente rilevanti che in quella successiva ma ovviando ad un immediato
approccio al sistema penale in senso stretto. Ci si riferisce, in particolare, alla procedura di
ammonimento ai sensi dell’art. 8 DL 11/09 ed al diritto all’oblio che trova il suo fondamento nel Regolamento UE n. 679/16 e viene ripreso nella L. 71/17 laddove ai sensi dell’art. 2 è previsto il diritto del minore a richiedere l’oscuramento dei contenuti e delle immagini nei quali si è concretizzata la
condotta penalmente rilevante e il relativo danno ed, infine, alle sanzioni disciplinare che puòì direttamente prevedere l’istituto scolastico.
Pertanto, le strategie di contrasto al fenomeno del cyberbullismo seguono, nella normativa in esame, tre
livelli paralleli e necessari anche in considerazione del fatto che i soggetti ai quali si rivolge sono i
minori in età evolutiva la cui personalità, deve, dunque ancora formarsi ed essere accompagnata dafigure di riferimento: da un lato la pre-prevenzione, dall’altro la prevenzione con la formazione e
l’indagine del fenomeno nei luoghi ove più verosimilmente si manifesta e si sviluppa, cioè in ambito
scolastico e, comunque, aggregativo, dove è più semplice consentirne l’emersione ed il successivo
approccio (come detto, anche attraverso la previsione di sanzioni disciplinari) e solo infine con
l’approccio al settore repressivo penale.
Questo progetto si eleva al livello che si sostanzia in progetti di formazione ed ha carattere
multidisciplinare giuridico, IT e psicologico proprio in considerazione del peculiare argomento trattato
e del pubblico al quale è rivolto. Si vorrebbero fornire, per quanto possibile nel concreto, strumenti
preventivi delle condotte di prevaricazione attraverso l’insegnamento di un galateo della rete; infatti,
ciò che assume maggior rilievo nell’affrontare questo scoglio di cu i trattasi è, in primis, un utilizzo
consapevole del social network e delle tecnologie informatiche di comunicazione in genere.
La sfera del pubblico, come detto, è ampia e vede come protagoniste della scena anche le famiglie dei
minori in quanto i genitori per primi devono avere la consapevolezza, nel momento in cui regalano, uno
strumento informatico al figlio dei rischi che ciò comporta e della conseguente necessaria educazione al
suo utilizzo, momento che potrebbe perfino precedere la regalia medesima sfruttando la curiosità dei
minori di apprendere quanto più possibile del mondo virtuale di internet.
E’ estremamente interessante notare che “anche essere bulli è cosa che si impara. In un ambiente in cui
gli adulti falliscono in modo continuativo nel loro ruolo, potrebbe essere un modo per sopravvivere1” ed
entrare a far parte della generazione nei nativi digitali web 4.0,. vivendo on line anziché off line senza
trovare alcun compromesso tra virtuale e reale è più facile ed immediato che creare relazioni oltre a
permettere di entrare a fare parte di un mondo dove l’adulto incontra difficoltà ad entrare per
interessarsi e conoscere appieno il vissuto quotidiano del figlio,
Dall’altro lato, ovvero oltre al binario della prevenzione e formazione, nonché dell’espressa previsione di
una istanza di repressione alternativa, si pone la repressione penale effettiva e lì esperienza buia di
subire un processo (per quanto la normativa che lo regola è di impronta de-stigmatizzante e volta al
recupero sia dell’autore di reato che della vittima). Per i casi più gravi il legislatore ha, ad ogni modo,
istituito la possibilità di interventi incisivi anche al fine di offrire un sostegno concreto alle vittime,
accadendo, non di rado e come in altri fatti criminosi, che anche nel mondo cyber le condotte mirino a
colpire i soggetti più deboli e vulnerabili, vittime di condotte prevaricatrici e abusi sul web.
Vittime che, bene precisare, a volte si ribellano, dando origine al bullismo a contrario o contro-bullismo
fenomeno a dir poco inquietante se sol si pensa che secondo una stima presentata alle Pedatric
Academic Societies 2016, è stato dichiarato che chi è stato vittima di bullismo e cyberbullismo sviluppa
il 38% di possibilità in più di trasformarsi a sua volta in un aggressore2.
Non è così frequente ma può accadere che la vittima arrivi al limite della sopportazione e trovi la forza
di reagire al bullo prevaricandolo ed assumendo a sua volta la sua veste così che, nella peggiore delle
ipotesi, le stesse persone che sarebbero dovute intervenire dapprima sul vero bullo originario (genitori
insegnanti, educatori, formatori) lo facciano all’improvviso dando luogo ad un paradosso in quantol’intervento, a quel punto, interverrà nei confronti della vittima divenuta bullo per reazione. Questo il
dirompente rischio in cui si può incorrere a fronte di questo inarrestabile sistema di identità digitali,
senza tempo, luogo e persone “reali” che abbiano già sviluppato una propria identità personale ben
differente da quella richiesta per crearsi un’immagine reputazionale nel mondo web.
Ecco allora svilupparsi e crescere corpi e menti digitali che cercano una loro tutela al pari della dignità
personale ai sensi della Carta Costituzionale tanto reale quanto virtuale.
In un tale contesto è evidente, dunque, il fenomeno dell’emergenza e la sentita necessità che chiunque
operi sul capo e si trovi a lavorare per o accanto agli adolescenti, consideri e comprenda che new media
e comunicazione telematica sono oramai la vita quotidiana on line che i minori conducono regolarmente
così impedendo una loro reale crescita sociale fatta di relazioni, di dialogo, di un vissuto personale e
sentimentale.
Gli appartenenti alla generazione google formano, infatti, la loro stessa identità personale e sociale in
questo mondo virtuale, senza tempo e spazio, nella convinzione del proprio anonimato e dell’importanza
che assume avere un’identità digitale, così modificando il proprio modo di apprendimento, la percezione
e la conoscenza della stessa realtà con la sola consapevolezza della pervasività delle comunicazioni e
delle immagini inviate in rete che possono essere riprese e taggate all’infinito, almeno tecnicamente,
oltre che manipolate. Vengono, così, meno anche potenziali remore etiche conseguenza della sfumata
percezione di essere realmente davanti ad un’altra persona di cui considerano solo il corpo e l’identità
digitale, soppiantata dalla sensazione sempre più reale e concreta di partecipare a un gioco e non alla
vita reale, di un compagno o di un amico, convinti e forse a ragione, di potersi allontanare impuniti dal
luogo del misfatto che ha imbarazzato il presunto amico-nemico del banco a fianco tanto antipatico
quanto prima donna in classe o del compagno di giochi umiliato alla lezione di ginnastica.
Tanto ci sarebbe ancora da argomentare per introdurre questo tema così delicato che fino ad oggi,
però, ha colto impreparati coloro che, invece, dovrebbero essere i protagonisti sulla scena di vita dei
ragazzi per educarli a una vita non solo on line ma, altresì, off line caratterizzata da relazioni
interpersonali, dialogo, momenti di incontro e scambio di opinioni.
Di grande rilievo a tal fine è, dunque, lo scopo perseguito con la novellata legge n. 71/17 sul
cyberbullismo che mira, attraverso la formazione, al coinvolgimento di docenti, formatori, educatori,
famiglie ed anche dei ragazzi in prima persona a vagliare un utilizzo distorto della rete fin dall’età delle
scuole elementari laddove il cellulare con tanto di connessione internet accompagna i bambini a scuola
per mano sostituendosi alle figure genitoriali ed il pc li cresce come fosse la nonna, la tata, un buon
libro di lettura o un testo adottato a scuola ed ancora il loro miglior amico che tanto è possibile
incontrare senza allontanarsi da casa collegandosi alla rete e digitando la parolina chiave o attivando un
video gioco in simultanea ad un gruppo di partecipanti. Si, anche l’approccio al gioco è mutato e non è più
protagonista dei pomeriggi trascorsi a casa dei compagni di scuola o dell’amico del cuore con latte calco
e biscotti.